Cari amici e amiche,

sono passati poco più di sette mesi dalla creazione di questo blog (il 24 marzo), ma siamo anche all’inizio di un nuovo anno accademico, un momento in cui si avverte in maniera spiccata l’esposizione al futuro e dunque si è portati a porre e a porsi la domanda sul senso. È una domanda, lo sappiamo, delicata e in cui spesso si annidano presupposti e ideali immaginari e tuttavia è anche una domanda che non si lascia dissolvere da un’osservazione tanto astratta, soprattutto da parte di chi ha finito o si appresta a finire qualcosa come il suo dottorato o la sua laurea specialistica. Io, comunque, non ne tratterò in generale, ma in rapporto al blog. Con questo non cambio argomento o almeno non vorrei farlo: questo blog voleva proprio essere un luogo dove affrontare insieme almeno uno dei lati di quella preoccupazione per il senso, il lato per cui ci si può chiedere: “e ora che cosa ne faccio di questo sapere filosofico che ho coltivato? Che posto gli do nella mia vita o nel mio lavoro o in entrambi?”. Questo il blog voleva essere nella mia intenzione, forse non nella vostra.

A molte delle persone che stimo ho chiesto dei giudizi sul blog, ho preso come occasione il fatto di aver scritto il post “Servirsi della filosofia” come una sorta di sintesi del mio lavoro qui: ho ricevuto alcune critiche di cui vorrei parlare. Hanno un interesse che travalica il blog e arriva al saperci fare con la filosofia.

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